Torpore

Quanto vorrei essere una di quelle persone che hanno un’idea e la portano avanti fin da subito, muovendosi, prendendo decisioni, invece di rimandare al dopo che diventa domani che finisce per diventare mai.

Quante idee frullate mai realizzate, rimpianti, ci vorrebbe un mental trainer per ognuno di noi, sarebbe la svolta per questo mondo, ne sono sicuro.

 

Bene, basta cazzate.

 

Andrea.

Il tempo passa….

….e nemmeno te ne accorgi, ho sempre detto, stasera mi metto rilassato nel divano, un pò di musica nelle cuffie, un bicchiere di vino sul tavolino e poi butto giù due cazzate, carico qualche foto che ho fatto in giro, condivido qualche canzone o album che ho ascoltato di recente, e invece….

 

….e invece sono 693 giorni, circa 99 settimane, quasi due anni, o per la precisione un anno dieci mesi e ventotto giorni che non pubblico nulla.

 

Scusate il ritardo.

Ciao Lucio, oggi mi hai riportato un bel sorriso, nonostante tutto.

Probabilmente questa canzone non finirà sulle radio o sulle tv che renderanno il giusto omaggio a uno dei più grandi cantautori e musicisti italiani, forse il più grande, almeno per me.

Grazie Lucio, con questa canzone mi hai fatto tornare il sorriso, mi ricorda quando andavo in giro per l’Italia con mio padre, erano dei gran momenti felici, me la metteva sempre perche questa mi piaceva sempre tantissimo, nella tristezza della tua morte mi hai fatto tornare un pò di buon umore pensando a mio padre, grazie Lucio.

 

Andrea.

Mare triste – Photo Tour

Non amo il mare, di solito.

Oggi però l’ho amato tantissimo, l’ho amato con il suo sole timido, la neve sulla spiaggia, gli anziani che camminavano sul molo, non c’era eccesso, come di solito è, c’era serenità, c’era tranquillità, c’era voglia di tornare all’aperto, c’era una timida voglia di primavera, c’era una timida voglia di mare, anche da parte mia, incredibilmente.

 

 

 

 

 

 

altre foto qui: http://www.flickr.com/photos/69751238@N07/

 

Andrea.

L’angolo musicale – Fink – Perfect Darkness

Torno a consigliarvi un disco e un artista che secondo me vale la pena ascoltare, dopo l’italianissima Maria Antonietta torniamo all’estero direzione Brighton, Inghilterra, dove il cantautore Finn Grenall in arte Fink produce il suo quinto album, Perfect Darkness.

Strada lunga la sua, nasce come dj diventando famoso grazie alla musica elettronica, salvo poi virare con successo su un genere più indie rock (almeno secondo quanto dicono le etichette) direi con grande successo, io non sono un esperto e critico musicale, quindi mi fermo qui e vi consiglio caldamente l’ascoto, poi fate voi

PS: ringrazio sentitamente Fabrizio “Nikki” Lavoro e Aldino “DJ Aladyn” Di Chiano e il loro Tropica Pizza, merci !

http://www.finkworld.co.uk/

Splendidamente pazzo.

Dicono che sono pazzo, ma io non ci credo.

Dicono che sono pazzo perchè sono rinchiuso in un ospedale psichiatrico da ormai sette anni, mi ci hanno messo dentro perchè dicono che sono responsabile della morte di due persone, forse tre, oppure quattro, non mi ricordo, che importa, tanto sono pazzo, a quanto pare.

E’ da quando ero piccolo che mi danno del pazzo, alle scuole elementari quante volte i compagni mi hanno urlato: Tu sei Pazzo !!, ma pazzo perchè? Perchè un giorno avevo squarciato tutti gli zainetti dei miei compagni di classe, perchè facevo scattare l’allarme ogni giorno facendo evacuare l’intero edificio, perchè urlavo a squarciagola durante le ore di lezione?

No non credo che si possa definire pazzo un bambino per così poco, cosa volete che sia.

Ho visto tanta gente con camici bianchi nella mia vita, hanno cercato in tutti i modi di entrarmi nel cervello, volevano scoprire cosa ci fosse li dentro, hanno fatto tante ipotesi, cercato tante soluzioni, eppure pare non siano mai riusciti a venirne a capo, e dire che è così facile, sono un libro aperto.

La mia famiglia mi ha tirato su bene direi, i miei genitori mi hanno inculcato tutti i valori migliori possibili, sono due fra i migliori avvocati della città, guadagnano sempre tanti soldi e mi hanno sempre regalato e dato tutto quello che volevo, non avevano mai tempo di stare con me, però, quante belle cose avevo.

Vabbè, di sicuro la mia famiglia non c’entra nulla con il fatto che tutti mi danno del pazzo, loro sono stati bravissimi, mi hanno permesso di fare le mie esperienze, giustificandomi in tutto quello che facevo, trovando sempre una scusa a tutti i miei comportamenti, loro ci sanno fare, anche mia sorella è cresciuta bene con loro, ora è un po’ che non la vedo, era partita per una vacanza dove ci andavano ragazzi e ragazze come lei, gente magra, pelle e ossa direi, l’ultima volta che l’ho vista pesava all’incirca trenta chili, strano stile di vita il suo, forse è lei la vera pazza, non io.

I miei mi hanno spiegato anche come si amano un uomo e una donna, lo hanno fatto grazie alla mia baby sitter, l’ho vista tante volte sul divano farsi scopare da tanti ragazzi diversi, praticamente uno ogni pomeriggio, la sentivo sempre urlare dalla mia cameretta ma poi quando scendevo la vedevo sempre sorridere, pensavo che le persone si divertissero così, eppure un giorno quando presi il coltello e la infilzai 24 volte nel ventre lei urlò soltanto fino a che non emise l’ultimo respiro, non mi sorrise alla fine, anzi chiuse gli occhi in una posa un po’ sconcertante, ci rimasi male, decisi che con lei non ci avrei più parlato.

Da quella volta le cose cambiarono un po’, continuavano a darmi del pazzo, ma lo facevano in maniera più convinta di prima, ma non saprei, continuo a non capire, quella volta mi misero in una specie di ospedale, dissero che ero troppo piccolo e con seri problemi mentali per finire in un carcere, i miei genitori si adoperarono in tutti i modi possibili e alla fine ci riuscirono, mi mandarono in vacanza, almeno così dissero.

Una delle cose belle che ricordo di quel posto è che finalmente più nessuno mi chiamava pazzo, mi chiamavano solo con il mio nome, Gabriele.

Però non so per quale motivo non hanno mai imparato a chiamarmi con tutti i miei nomi, io mi chiamo Gabriele solo dal lunedì al mercoledì, dal giovedì al Sabato sono Giuda mentre la domenica mi chiamo Gesù, ma quei dannati infermieri non l’hanno mai voluto imparare.

In quel posto ci restai fino al mio diciottesimo compleanno che poi coincise con il mio ritorno a casa, non ero molto contento ricordo, in ospedale avevo fatto amicizia con molte persone, il mio migliore amico era Leonardo, aveva la mia età, giocavamo assieme nelle ore libere, una volta riuscimmo a rubare un coltello, ho sempre amato i coltelli, e ci nascondemmo in un magazzino.

Fu uno dei pomeriggi più divertenti della mia vita, eravamo uno davanti all’altro e Leonardo teneva il coltello cercando di tagliarsi le vene, io non vedevo l’ora, ero esaltatissimo, che bello, finalmente un po’ di vero divertimento, non sempre le solite cose, le solite pillole blu, gialle, rosa verdi, qualcosa di diverso,qualcosa che amavo.

Mi misi davanti a lui inginocchiato, iniziai a dondolare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, ritmando con la bocca la parole “dai, fallo”, lentamente, lentamente, non mi stancavo di quel gioco, Leonardo tentennava, ma io fui molto bravo nel mio dondolarmi e nel mio parlare piano e ben scandito, talmente bravo che finalmente Leo riusci a conficcare la lama e a farsi un bel giro intorno al polso, quanto sangue colava a terra, mi ricordava vagamente la scena di qualche anno prima con la baby sitter, però stavolta anche Leo si stava divertendo, aveva un grande sorriso in volto, eravamo tutti e due in paradiso.

Purtroppo dopo qualche minuto arrivarono i dottori a interrompere il gioco, fui molto triste, Leo ormai era esanime a terra, aveva gli occhi fissi e il sorriso di poco prima sembrava ormai disegnato da tanto che non si muoveva, era un po’ inquietante lo devo ammettere, purtroppo dopo quella volta non lo vidi più.

Per quella vicenda con Leonardo non dovetti fare nulla di particolarmente noioso, credo che i miei genitori abbiano fatto in modo di far passare sotto silenzio la cosa, addirittura mi riportarono a casa di li a breve.

Però, la vita fuori dall’ospedale era strana e brutta, la gente mi guardava male, bisbigliava fra loro quando mi vedeva, anche se lo facevano sottovoce io lo sentivo come fosse un urlo, eccolo li, il piccolo mostro, il pazzo, è un’ossessione ormai, non ne potevo davvero più di sentire quella fottutissima parola, l’odiavo, è l’unica cosa che odio in questo mondo, e questa cosa mi fa star male, tanto male, io non odio nessuno e tanto meno non voglio odiare una cazzo di parola, una semplice e unica parola, lei, povera, non ne ha colpa e non è giusto che venga odiata da me.

L’unico posto in cui non venivo chiamato pazzo era proprio l’ospedale, li mi chiamavano per nome, non con tutti come vi dicevo, ma almeno con uno si, quindi volevo assolutamente tornarci, e farlo non fu nemmeno difficile, mi aiutarono mamma e papà come sempre, però non ho voglia di raccontare in che modo mi aiutarono anche questa volta, la risposta la trovate all’inizio di questo mio breve racconto.

E dunque finalmente sono di nuovo qui dentro, qui mi sento bene, nessuno mi dirà più che sono pazzo, perchè io non sono pazzo, non sono pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, pazzo !

Io non sono pazzo, sono solo uno splendido attore.

 

 

Andrea.

 

L’angolo musicale – Maria Antonietta

Folgorante, è il primo aggettivo che mi viene in mente pensando alla serata di ieri al Diagonal Loft Club di Forlì, uno dei pochi locali della zona che ci sa proporre qualcosa a livello musicale.

Ieri incuriosito mi sono andato ad ascoltare una cantautrice pesarese di nome Maria Antonietta,al secolo Letizia Cesarini, tutt’ora mi chiedo dove diamine l’avevo già sentita, perchè il nome qualcosa già mi diceva, ma vabbè poco conta, l’unica cosa che mi vien da dire è, fortuna che ci sono andato, una voce stupenda che canta un rock forte, deciso, quasi inaspettato da un corpicino minuto come il suo, accompagnato da batteria e basso (mi scuseranno ma purtroppo non ricordo il nome) in un trio ben composto e che sa trasmettere qualcosa al pubblico, dote non male direi.

Una quarantina di minuti per un concerto davvero bello, il migliore visto quest’anno nel locale e più in generale uno dei migliori artisti visti live in contesti che non siano grossi concerti e millemila persone sotto al palco, si spera vivamente possa sfondare.

Altra piccola nota di merito, l’aspetto dell’artista di sicuro non guasta, ma rimane soprattutto molto brava !

http://mariaantoniettamusica.tumblr.com/

http://www.picicca.it/

Andrea

Amore

Ormai la notte è scesa, arrivata puntuale anche oggi.

Sono qui seduto sul vecchio dondolo che mio padre costruì per mia madre ormai tanti anni fa, si dondolava guardando il mare avanti a se e ascoltando il rumore rilassante delle onde che si frastagliavano sulla riva sabbiosa nella nostra bella casetta marina.

Questo vecchio pezzo di legno è stato costruito così bene che non mostra nemmeno ora, dopo tanti anni, segni di cedimento, mio padre fece proprio un bel lavoro, lo devo ammettere.

Mentre siedo scruto l’orizzonte, il sole ormai sta tramontando e i ragazzi che fanno wind surf stanno rientrando verso riva, non deve essere stata una giornata particolarmente avvincente la in mare, il vento sta iniziando a soffiare solo ora.

Un vento forte, sento sbattere gli scuri delle finestre e le porte dietro di me, ma non me ne importa, non ho tempo di curarmene ora, voglio solo stare qui, guardare lontano e farmi sopraffarre dall’arrivo della notte, non ho voglia di muovermi, basta il movimento del dondolo, infondo qui ho tutto quello che mi serve, ho una bottiglia d’acqua, un pacchetto di marlboro rosse ancora mezzo pieno, un bottiglia di whisky, di quello buono, non ha un nome, me lo portò mio figlio da un viaggio negli Stati Uniti, la mia dose di eroina con tutto il neccessario, un foglio con una penna, la foto di mia moglie e i mie ragazzi e Sam, il mio fido mastino, l’unica cosa che forse sono riuscito a fare bene in questi ultimi tempi, almeno credo, è l’unico che non mi ha abbandonato.

C’è tutto per passare una nuova, triste, serata sulla veranda della villetta alla ricerca del mio scopo, ormai sono rimasto solo, gli amici non mi cercano più, mio figlio vive e lavora dall’altra parte della nazione e non può essere presente nella mia vita come forse avrei bisogno, i vicini di casa a settembre tornano tutti alle loro vite cittadine e quindi posso rimanere qui in totale silenzio e tranquillità.

Questa sera avevo però voglia di qualcosa di nuovo, di diverso, avevo voglia di spezzare il silenzio, di allontanarmi dalla malinconia del suono del mare, avevo voglia di musica, una bella musica calda, profonda, chissà che almeno con essa il mio cuore gelido non possa aumentare un po’ il battito.

Con un pò di riluttanza mi alzo dal dondolo e mi dirigo in casa, rovisto in mezzo alla polvere degli scaffali in soggiorno, ormai non sistemo da tanto di quel tempo che nemmeno me lo ricordo, quanti flash mi passano per la mente, quanti bei momenti passati in quella casa ormai in decadenza, i miei figli Giacomo e Marisa in spiaggia a giocare fino a sera con Jacob, il figlio della famiglia Schlaudraff, deliziosi Svizzeri nostri cari vicini per tanti anni.

Io seduto alla mia scrivania mentre scrivo qualche recensione per la rivista musicale con la quale collaboravo, quanto inchiostro versai su quel vecchio pezzo di legno ora tutta sgangherato, anche qualche bel libro di discreto successo venne fuori , infondo questo posto per me era magico.

Il mare, i figli felici e mia moglie, tutto quello che volevo era li, fortunatamente un brivido lungo la schiena e lo sbattere delle porte mi ridesta dai ricordi, scelgo un album di fretta e furia, il primo che mi capita a tiro, e torno subito indietro.

Torno in veranda dal mio dondolo, Sam si è appisolato, ormai anche lui inizia ad avere i suoi anni, la fatica delle corse su e giù per la spiaggia ora lo provano fortemente, spero di non svegliarlo con il suono della musica, anche se Sam ha sempre amato sentire quello che mettevo, soprattutto quando ascoltavamo vinili di musica rock anni 70′.

Mi accomodo di nuovo, appoggio lo stereo portatile sul tavolino, inserisco il cd ma nulla suona, diavolo, si devono essere scaricate le batterie, non provo neanche a tornare indietro, sarebbe inutile, dubito ci possano essere delle pile di scorta in quell’immondezzaio, le uniche cose che ho comprato negli ultimi mesi sono quaderni, penne e qualche grammo, abbondante, di eroina, mi devo arrendere all’evidenza purtroppo, lo stereo è morto, è tutto morto qui intorno l’unico vivo è il vecchio Sam e, forse, io.

Mi verso un goccio di whisky nel bicchiere, ma ormai nella bottiglia ci sono rimaste solo poco più di tre dita, allora perchè perdere tempo e fatica a versarlo quando posso abbeverarmi direttamente dalla bottiglia, qualche sorsata e tutto finisce giù, peccato sia finito, ora ho rimasto solo quello che mi ero versato nel bicchiere, devo centellinarlo bene, la notte è ancora molto lunga, però almeno già adesso non sento freddo, direi che è giunto il momento di preparami la mia dose, “il Ratto” mi ha detto che questa è roba buonissima quando me l’ha portata oggi pomeriggio, proviene dall’Asia, ora non ricordo bene da dove, eppure me lo ha detto, Afghanistan mi pare, sinceramente non mi importa molto, sto cercando solo una cosa.

Il vento sta soffiando sempre più forte, mi devo mettere ben nascosto verso il mio ventre per fare la dose senza correre il rischio che mi cada, non è un operazione facile, ma questa notte deve essere la notte, lo voglio con tutto me stesso, finalmente me la sento, non posso fallire, ho tutto per non sbagliare, il cucchiaino c’è, l’acqua è qui, il succo di limone per sciogliere la roba c’è,l’accendino è pronto, posso iniziare il mio lavor0.

Il profumo non sembra affatto male, finalmente è pronta, ci siamo, la mia dose è nella siringa, mi alzo le maniche e a fatica trovo un punto dove poter iniettare il veleno, trovo lo spazio, infilo la siringa, lo sento, sta entrando dentro di me, mi sto distruggendo da solo, è una sensazione piacevole, finalmente.

Capisco subito di aver raggiungo il mio scopo, non avevo mai avvertito una sensazione simile, questa volta “il ratto”  ha fatto proprio un buon lavoro, è stata dura ma alla fine credo di avercela fatta, sento che il cuore inizia a pulsare più forte del normale, sembra voler scoppiare dalla cassa toracica, riesco a malapena a prendere il bicchiere e ad accendermi una sigaretta, devo ingoiare in fretta, appoggio il bicchieri e accarezzo il vecchio Sam, ciao amico, stammi bene, Simon, Marisa, finalmente, torno da voi.

Gianni Raisi venne trovato morto la mattina seguente da un gruppetto di windsurfer richiamati dai continui abbai di Sam, l’autopsia diagnotisca la morte per overdose da eroina, Gianni quella notte si iniettò una dose quattro volte superiore a quella che prendeva abitualmente.

Nel foglio sul tavolino c’era scritto solo un messaggio per il figlio Giacomo, “vivi sereno, raggiungici con calma, io non potevo più restare”.

Simon e Marisa, moglie e figlia di Gianni Raisi, morirono una domenica mattina mentre si dirigevano al mercato per far la spesa per il pranzo, furono travolte da una macchina con a bordo due ragazzi rientranti da una sera di eccessi e bagordi, entrambi risulteranno positivi agli esami tossicologici, erano fatti di eroina al momento dello scontro, probabilmente in quel momento non si accorsero di nulla, Gianni , purtroppo, non dimenticò mai.

Andrea.

Cacciatori di stragi.

Facendo zapping qua e la per i vari canali tv sabato pomeriggio mi sono trovato trenta secondi su Verissimo, programma di canale 5 condotto dalla bravisssima e spumeggiante Silvia Toffanin (non perchè è la fidanzata del Pier ovviamente), mi sono ritrovato con due tre ex concorrenti della casa del grande fratello che davano le loro opinioni e dibattevano sulle questioni riguardanti l’ormai nota vicenda della nave da crociera Costa Concordia.

Sono rimasto un attimo perplesso li per li, ma come, una cosa seria e che richiederebbe interventi di persone preperate, e invece mi ritrovo con questi tre individui, di dubbia preparazione, non solo sull’argomento, che danno giudizi? ma perchè?

Vabbè che ormai è chiaro che le televisioni e i media in genere sono alla caccia continua di stragi, di mostri, di avvenimenti negativi, e all’intero di questo si sviluppano diverse categorie di iene, ci sono le conduttrici televisivi come le simpaticissime Mara Venier, Barbara D’Urso, o l’ancor più simpatico Massimo Giletti, tutti inetti della società che ora si sono reinventati in televisione grazie a programmi fatti di lacrime, urla, attacchi nella massa, generalizzazioni e finti moralismi.

Oltre alle varie testate editoriali, non voglio dire giornalistiche perchè sarebbe un’offesa ai vari Bocca, Biagi, Montanelli eccetera ci sono coloro che godono e a cui piace questo macabro spettacolo, che sono ovviamente gli spettatori, senza l’irrefrenabile bisogno di sapere ogni minimo dettaglio della triste vicenda, incompetenti come i sopracitati probabilmente sarebbero a casa o a lavorare in ambiti a loro decisamente più congeniali.

E infine ci sono loro, i veri cacciatori di stragi, quelle persone che si salvano e poi si piazzano regolarmente in tutti i divanetti televisivi a raccontare la loro, spesso inutile, storia.

Sarò certamente troppo cinico io o forse semplicemente riservato ma proprio non concepisco il perchè uno debba accomodarsi da quegli avvoltoi per parlare di cose tanto gravi quanto tristi, è davvero così fondamentale prendere un’inquadratura da canale 5 o rai 1?

A volte ho l’impressione che queste persone quando è il momento di acquistare un biglietto aereo o di una nave o un treno sperino che il mezzo precipiti, affondi o deragli, ovviamente cavandoci le zampe per poi andare subito sui comodissi divanetti televisivi a stracciarci le balle sulle loro avventure.

Quasi quasi quando arriverà il momento di comprarmi una casa prima di guardare i requisiti dell’immobile guardo i profili psicologici e la fedina penale dei miei futuri vicini, chissà che magari non ci sia un potenziale pazzo assassino che possa fare una strage nel palazzo mentre io sono fuori a far due passi con il cane, sai che sballo poi le telecamere di Studio Aperto.

 

Andrea.

 

Photo Tour 1.0

Metto qualche foto scattata durante il giretto di un paio d’ore che mi sono fatto oggi pomeriggio, purtroppo sono uscito un pò tardi e la luce faceva un pò schifo, un pò di paesaggio post seconda, abbondante, nevicata, sperando che sia l’ultima, altre foto le trovate cliccando nei menu a destra nella sezione flickr o direttamente a questo link: http://www.flickr.com/photos/69751238@N07/

– Neve a Colori

– Forlì

 

– Perso in un Mare Bianco

 

Andrea.